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CATEGORIE E TERRITORIO

INTERVISTA A DANIELE TAGLIABUE, PRESIDENTE SETTORE LEGNO-ARREDO

Incontriamo il Presidente del settore Legno/Arredo, Daniele Tagliabue

1 - Come è stato il Salone del Mobile, il Supersalone 2021, che si è appena concluso?

Secondo il mio punto di vista, nonostante le critiche che mi è capitato di sentire, il Salone del 2021 ha funzionato. E’ stata un’edizione in cui le imprese non hanno ancora potuto esprimere totalmente la propria identità, tuttavia l’afflusso dei visitatori è stato interessante, soprattutto tenendo conto della pandemia ancora in corso e dell’irrealtà legata al settore. Col Supersalone sono state superate le aspettative degli organizzatori e delle imprese. Quello che è successo a Milano con la settimana della Moda appena conclusasi e quanto è accaduto con il Supersalone (in termini di affluenza di visitatori, le presenze registrate sono state oltre 60mila, in sei giorni, da 113 Paesi) dà un segnale potente per l’economia italiana. Stiamo sentendo molte notizie positive, si sta innescando un circolo virtuoso che dobbiamo cavalcare ed essere in grado di comprendere.

 

2 - Come vede il settore legno arredo del futuro?

Il made in Italy abita il futuro. Attualmente, nel settore legno-arredo si stanno aggregando i grossi gruppi, quindi la difficoltà resta per le micro aziende, le quali sopravviveranno se sapranno mantenere le loro peculiarità.

Nel settore commerciale ci saranno delle aggregazioni che soffocheranno le piccole e le micro imprese. Queste ultime dovranno essere particolari e di eccellenza. Solo chi è capace di fare un manufatto di alta qualità, può produrre un prodotto adeguato al mercato in continua evoluzione.

La digitalizzazione sarà determinante. Sarà la chiave di questa svolta che sta attraversando il settore del legno-arredo. E’ l’unica via per poter avere una visibilità in mezzo al grande mare delle grandi imprese. Un’immagine di un prodotto di qualità viene immediatamente recepita ovunque nel mondo, nell’istante stesso in cui viene pubblicata. Se ci pensiamo è un aspetto molto democratico: siamo tutti potenzialmente uguali sul web. A differenziarci è la nostra unicità. Ed è proprio questa che deve risaltare nel mondo digitale.

Pinterest su tutti, poi Instagram e gli altri social network permettono di far conoscere il proprio prodotto ed essere ben visibili su piattaforme, anche se si è una piccola impresa. Con investimenti non esagerati, ci si ritrova sullo stesso piano, in termini di visibilità, di molte aziende multinazionali.

A mio avviso, il momento espositivo delle fiere e dei saloni continuerà a essere importante, ma verrà ridimensionato, per forza di cose, da quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Il nostro prodotto, nel settore legno-arredo, è ancora supportato dall’incontro, dalla storia che sta dietro, dalla forza del saperlo presentare e vendere, ma andrà affiancato dalla digitalizzazione. La presenza online è ciò che potrà supportare la carenza dei regimi fieristici del passato. La digitalizzazione andrà a colmare questo gap.

 

3 - Come vede il marketing nel settore legno arredo? E’ davvero il momento dell’economia sostenibile? Siamo pronti a investire?

Non si può fare altrimenti. Il futuro è solo in questa direzione. Molte aziende stanno lavorando per questo da anni. Occorre agevolare questo trend iniziato anni fa, soprattutto nelle parti chimiche delle fabbriche.

Il marketing deve esserci. Chi non investe in marketing non ha futuro.

A mio avviso, esiste una ripartizione nel mercato dell’arredamento: il mercato di alto livello, molto appetibile per gli artigiani e il mercato di medio-basso livello, ovvero quello che è stato assorbito dai grandi gruppi internazionali che propongono delle soluzioni all’avanguardia, ma qualitativamente di livello nettamente inferiore a quello di un manufatto artigianale. Il mercato artigianale sarà sempre più quello delle commesse di alto livello. Ci sono poi due mondi nell’artigianalità: quello in cui si considera un aspetto dimensionale dato dalle dimensioni dell’impresa, e un altro legato alla tipologia del prodotto che si crea. Ecco, io credo sia la qualità del prodotto, la tipologia di manufatto, a determinare la natura di un’impresa, non la dimensione. Ci sono grandi gruppi che riescono a mantenere l’artigianalità degli esordi, pur essendo organizzativamente molto strutturati.



A cura di Ylenia Galluzzo


e Francesco Vitale